Con la sua Delibera n. 81 del 6 giugno 2018 la Giunta Comunale di Courmayeur ha dato in affitto i locali sotto il
piazzale della Chiesa utilizzati dall'IVAT sin dal 1987,
e a questa concessi in comodato gratuito fino allo scorso 30 aprile
2018.
“A seguito dell’incontro -
si legge nella delibera - avvenuto in data 15/03/2018 tra
il Presidente IVAT Sig. Bonomi Ernesto ed il Vice Sindaco Sig. Corio
Paolo” e di un successivo scambio di comunicazioni tra le
parti, si è arrivati a definire che “il contratto di locazione
avrà una durata pari ad anni 6, decorrenti dall’01/05/2018,
tacitamente rinnovabili” e il
canone “sarà pari ad € 800,00 per il periodo
maggi-dicembre 2018 (€ 100,00 mensili), ad € 7.200,00 per l’anno
2019 (€ 600,00 mensili) e ad € 9.600,00 a partire dall’anno
2020 (€ 800,00 mensili)” con l’adeguamento ISTAT applicato
a partire dal 2021.
Ora, ben venga la volontà e la capacità di “mettere a rendita”
le proprietà comunali, però è inevitabile che sorgano alcune
domande.
- Quali riferimenti normativi hanno consentito di dare in affitto i locali senza procedere tramite un iter di “evidenza pubblica” (bando, gara, manifestazione di interesse …) che avrebbe consentito anche ad altri soggetti di presentare una loro offerta/proposta?
- Questa scelta non va considerata di fatto penalizzante per eventuali altri privati che avessero avuto intenzione di sviluppare attività turistico-commerciali (anche diverse, ma possibili in quei locali) e che magari stavano proprio attendendo la scadenza del comodato per poter partecipare all'assegnazione?
- Se lo spirito che ha portato a favorire l'IVAT rispetto ad altri possibili interessati fosse quello specifico di sostenere un soggetto destinato a valorizzare l'artigianato di tradizione regionale, perchè non si è ritenuto di inserire una forte motivazione in questo senso nella delibera?
- E poi: quali “perizie” o "tabelle di riferimento" hanno portato definire i canoni di locazione? (visto che nella delibera non si cita niente del genere e si dice solo che tutto ciò è stato “pattuito” tra le parti)
- E ancora: quale logica o riferimento ha portato a decidere per un canone di soli € 100,00 mensili per il 2018 che diventeranno € 600,00 nel 2019 e € 800,00 a partire dal 2020?
- Un procedimento di “evidenza
pubblica” non avrebbe forse consentito all'Amministrazione di valutare più possibilità di locazione, magari anche ottenendo un'entrata maggiore per le casse comunali?
Per concludere … non c'è forse
un'eccessiva discrezionalità in questa decisione, non
sufficientemente motivata almeno sul piano formale, che non depone
certo a favore di quella grandemente sbandierata volontà di
trasparenza e correttezza amministrativa?
A chi di competenza le eventuali
risposte!